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Come è cambiata la situazione energetica europea nel 2022?

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La crisi è stata gestita, ma non risolta

40% è forse la cifra più significativa della situazione energetica europea, che è rimasta impressa nella mente degli europei da quando è scoppiata la crisi che tutti stiamo subendo, ma è bene ricordarla nel dettaglio.
40% infatti era la percentuale di gas russo sul totale importato in Europa. Una quantità enorme che ha dato allo stato invasore un altrettanto enorme potere contrattuale.
Questo numero è rimasto pressochè stabile negli ultimi anni ma oggi, dopo più di 6 mesi di interventi in risposta alla crisi energetica, gli europei hanno lavorato duramente per trovare altre fonti di energia.

La situazione energetica europea

La prima cosa da dire sulla situazione energetica dell’Europa è che è diventata molto più diversificata con un numero decisamente crescente di fornitori.
Questo permetterà all’Europa di ridurre quel 40% annuale delle importazioni di gas sarà arrivato dalla Russia del 2021, al solo il 30% nel 2022. Un calo significativo specialmente considerandolo in corso d’opera. Questo cambiamento offre ai Paesi europei molto più spazio di manovra e autonomia nella gestione della crisi.
Se guardiamo la situazione più da vicino inoltre possiamo notare che dalle dichiarazioni di Von Der Leyen, quel massiccio 40%, a settembre è sceso al 9%. Un dato che fa sperare non solo per l’inverno ma per la futura stabilità europea.

La situazione energetica in Italia

Specialmente durante le prime due fasi di allarme di questa crisi energetica il governo è intervenuto come tutti gli altri paesi Europei per:
  • aumentare le riserve di energia in vista di possibili periodi di scarsità, immagazzinandone di più o investendo in nuovi impianti di stoccaggio
  • investire per aumentare la produzione energetica interna sul medio e lungo termine, in questo caso puntando in modo preponderante sulle rinnovabili
  • ridurre i consumi della materia prima più a rischio
  • trovare forniture energetiche alternative avviando relazioni internazionali
Questo non ha impedito ai mercati di impazzire producendo aumenti fuori controllo del prezzo dell’energia nella borsa elettrica. Ma ora, tra una minaccia di chiusura dei rubinetti e l’altra, passando per qualche breve chiusura reale, l’Italia vanta delle riserve di gas piene a quasi il 95%: insufficienti a risolvere la crisi energetica del Paese per l’inverno, ma necessarie a renderla gestibile.
Se infatti questo dato è promettente, lo è altrettanto quello dell’import che si allinea ai dati europei, con una riduzione superiore al 75% della fornitura di gas russo. Nel 2022 coprirà quindi non il 30% ma il 20%, dato quindi ancora più significativo.
Questi risultati, uniti all’impegno individuale volto al risparmio di gas in inverno, aiuteranno a mantenere i prezzi, benchè elevati, sotto controllo.
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