
Prec. I 10 razionamenti energetici nel 2022 e 2023
Home » Le 3 fasi di allarme della crisi energetica: noi in quale siamo?
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Per fortuna in Italia, prima del razionamento vero e proprio, sono previste tre fasi di allarme, ciascuna con misure diverse di contenimento della crisi energetica, ma noi in che fase siamo?
Prima di rispondere, chiariamo che qualsiasi previsione sul tema del razionamento dell’energia deve essere presa con le dovute cautele. Infatti molteplici fattori al di fuori del controllo di editori e governi possono peggiorare o migliorare la situazione.
Innanzitutto, è chiaro che le forniture dalla Russia potrebbero diminuire ulteriormente anche dopo i recenti tagli. Non meno importante, le misure diplomatiche potrebbero rivelarsi più o meno efficaci del previsto.
Quando le preoccupazioni per l’insufficiente disponibilità di energia cominciano a diventare reali, il governo inizia immediatamente a prendere provvedimenti, come ha fatto nei mesi scorsi.
I primi passi vengono fatti per aumentare le riserve di energia in vista di possibili periodi di scarsità, immagazzinandone di più o investendo in nuovi impianti di stoccaggio.
Allo stesso tempo si avviano investimenti per aumentare la produzione energetica interna sul medio e lungo termine, in questo caso puntando in modo preponderante sulle rinnovabili.
Vengono anche ridotti i consumi della materia prima più a rischio, in questo caso il gas.
Questo è possibile anche grazie alla collaborazione del gestore delle reti elettriche Terna che sposterà parte della produzione su altre fonti – principalmente fossili e ancora più inquinanti purtroppo – la cui fornitura non è in pericolo.
Nel frattempo si avviano relazioni internazionali per trovare nuovi potenziali fornitori energetici. Uno dei limiti in questo senso riguarda la capacitá di sostituzione limitata, ovvero la difficoltà nel cambiare fonti energetiche in corsa.
Questo si deve per i molteplici rapporti internazionali che le stesse nazioni fornitrici hanno e che a prescindere dal livello di allarme, in crisi energetica dovranno soddisfare per primi. Altro fattore sono le questioni più tecniche come la difficoltà nell’aumentare rapidamente la produzione nazionale, o la quantità limitata di rigassificatori con cui possiamo trasformare il gas liquido importato.
E mentre i prezzi energetici continuano ad aumentare – e continueranno con ogni probabilità – i bilanci economici di molti comuni sono a rischio, con ulteriori conseguenze sui cittadini. Senza sufficienti aiuti infatti dovranno procedere in autonomia con dei tagli in settori più essenziali per non andare in default. Quindi tra le attività della fase di pre allarme c’è anche quella di supporto alle istituzioni.
Tutte queste attività hanno ovviamente seguito anche durante i successivi livelli di allarme della crisi energetica in quanto fondamentali.
Purtroppo siamo il 7° paese europeo per vulnerabilitá dallo stop del gas dalla Russia. Siamo anche il primo grande paese europeo, per questo in Italia è così difficile imporre un prezzo massimo al gas.
Ora che il deterioramento dell’equilibrio tra domanda e offerta è reale infatti, per evitare un blackout nazionale dovuto al collasso della rete elettrica, il governo attiva tutte le misure diplomatiche a disposizione.
Rimarrà ovviamente attivo su quelle già in atto:
Arriva il momento di concretizzare quei rapporti aperti nel periodo di pre allarme della crisi energetica con dei contratti di fornitura energetica. Anche qui solitamente si dà poca importanza al colore delle fonti solitamente poco verdi, e questo comporta un periodo di maggiori emissioni fino a quando gli investimenti nelle energie green non produrranno energia.
Nel caso queste misure non siano sufficienti, si potranno anche imporre limiti di temperatura ragionevoli nelle pubbliche amministrazioni, ad esclusione di ospedali e stazioni ferroviarie.
Questa è la situazione di allarme in cui l’Italia si trova al momento, e se anche in questa fase di crisi energetica il governo non prevede saranno necessari dei razionamenti, il tasso di incremento delle riserve non mette tutti d’accordo, essendo infatti secondo alcuni insufficiente.
Se dopo innumerevoli tentativi di gestione della crisi le previsioni dovessero mostrare un trend verso il default energetico, per scongiurare disordini sociali e problemi ben più gravi ai cittadini, il governo avvierà la riduzione forzata dei consumi.
Parliamo meglio di queste misure nell’articolo linkato qui sotto
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